Rubino: riscoprire il potere personale
Il Rubino adorna da sempre le corone di re e regine, gli scettri dei governanti, gli anelli dei potenti
Non è un caso, che quando si parla di potere in Terra, lui sia sempre presente…
Il Rubino è un cristallo trigonale, di origini primaria o terziaria, che fa parte della famiglia dei Corindoni, ossia ossidi di alluminio con formula AlO3 + Cr, Ti. Come il nome suggerisce, il colore rosso è la caratteristica fondamentale del rubino che lo distingue tra gli altri corindoni. Un colore dato proprio dal cromo, che va ad aggiungersi alle rocce magmatiche nella genesi di questo splendido cristallo. Come con lo zaffiro – suo stretto parente – e altre pietre di famiglie diverse, anche il rubino può presentare il fenomeno dell’asterismo, ossia un’incrocio di linee luminose visibili alla luce, dovuto all’eventuale presenza di aghi di rutilo.
Sulla scala di Mohs siamo tra i più duri, con un valore pari a 9.
La parola-chiave per il rubino è POTERE in ogni sua valenza…
…sebbene si concentri sul secondo chakra (sopravvivenza, limiti, creazione, sessualità) e, nel caso specifico della nuance magenta, individuato in primis da Kathrina Raphaell, sul Mentale superiore.
A livello spirituale il rubino risveglia il dinamismo e la passione, intese come impulsività e istinto, dinamismo che, sul piano mentale, si trasforma in efficienza, organizzazione, azione.
Sul fisico agisce sulla circolazione, le ghiandole surrenali e aiuta con le infezioni intestinali, anche stimolando la febbre come risposta immunitaria: mette o rimette in circolo l’energia, intesa principalmente come irrorazione sanguigna e conseguente rivitalizzazione dei tessuti.
Esplorando il rubino
A livello personale ho sempre provato attrazione e rispetto verso questa pietra il cui rosso intenso mi attrae e mi intimorisce allo stesso tempo.
Il tema del potere personale è cruciale in ciascuno di noi e suscita emozioni profonde e reazioni karmiche: bramosia, timore e persino repulsione, a seconda delle esperienze trascorse e degli schemi innescati. Per questo lavorare con il rubino è un impegno che richiede una precedente preparazione – che passa dall’esame del tema vittima-carnefice – e una notevole onestà introspettiva; in quest’ottica ho lavorato con il rubino nel tempo e in varie forme, incominciando qualche anno fa con la combinazione iniziale rosso+verde della rubyzoisite, per arrivare al rubino esclusivo dopo vari step.
Gli esemplari con cui ho lavorato sono due cosiddette “radici” con fantasmi, che vedete in foto in forma esagonale, uno star purple ruby e un piccolo rubino magenta.
Ho incominciato dal purple ruby, un corindone non esattamente rosso, con una componente blu che smorza il rosso e lo rende bruno o violaceo, a seconda della luce, e un punto luce centrale che è a tratti un asterismo; ha l’aspetto di un dente con la radice e proprio l’immagine di denti che cadono (perdita di forza intesa come difficoltà al nutrimento e al farsi valere) è la prima che mi arriva, preceduta dalla certezza che quel cristallo è lì per aiutarmi a ritrovare il Potere Originario, quello sepolto dai traumi di vite e vite: memorie collettive di violenze, di potere male utilizzato, di volontà imposte e subìte, nell’eterna e ciclica dinamica vittima-carnefice, della fiducia mal riposta, del tradimento.
Una volta adagiato sulla fronte la visione diventa chiaramente costruttiva: è il serpente della Kundalini, raggomitolato alla base della schiena, seguito da visioni dal sottosuolo e pozioni alchemiche, il colore rosso e il colore blu e, infine, una Dea egizia alata; il serpente adagiato, il mondo sotterraneo e le combinazioni alchemiche e cromatiche parlano di nuovo di poteri sopiti, di potenzialità inespresse, mentre la comparsa dell’Egitto rimanda ancora una volta all’antico.
Incuriosita dalla Dea che non avevo riconosciuto, ne ho digitato le caratteristiche su internet e la prima voce tra i risultati è stato il titolo di un libro “Il Serto di Iside“: è un libro che parla del numero 7 (il 3 della geometria del rubino, più il 4 della manifestazione in questa dimensione), degli dèi, dei cristalli (tra cui il rubino stesso), dei pianeti e che spiega come la parola “alchimia” derivi da “Al-Kemi”, ovvero “Egitto”.
Posizionata sul secondo chakra con la parte stellata rivolta verso l’alto, percepisco l’energia sessuale come liberazione e “svuotamento”, mentre invertendola la sensazione è il distacco.
Il piccolo rubino magenta messo sulla parte alta della fronte, all’attaccatura dei capelli in richismo del Mentale superiore, riconduce il potere antico alla sua origine divina con visioni di piramidi e triangoli. Questo mi porta a prendere l’esagono nella mano sinistra e lo star purple nella destra e così, nella percezione di passato e futuro che s’incontrano, la paura del potere si manifesta chiaramente e con essa l’immagine di uno zaffiro – altro corindone, ma di un profondo blu – che lavora sui talenti e sull’origine delle disarmonie che portano alla malattia del corpo fisico.
L’immagine finale è quella di un utero che si sovrappone a una tiara, facendo così da unione tra il secondo ed il sesto chakra, tra rosso e blu reale, tra rubino e zaffiro, in due simboli di potere femminile: creazione e saggezza di governo.
Vi aspetto al prossimo cerchio cristallino!
In lak’ech
Namastè
Ubuntu
Prem Tara Valentina Lanfranchi
Cristalloterapeuta