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Quarzo rosa, la porta del Cuore

Il quarzo rosa è il cristallo che porta dritto al Cuore e che ci parla di Fiducia, Forza esoprattutto Amore. Quale Amore? Amore per sé stessi, Amore per gli altri

Il quarzo rosa è un cristallo di origine primaria, dalla struttura trigonale SiO2 + Na + Al + Fe + Ti (Ca, Mg, Mn). Il nome deriva dal suo colore, che tuttavia compare in svariate tonalità e gradazioni da un rosa deciso a uno tenue, con sfumature che tendono al viola o al pesca: ognuna di queste tinte esprime la connessione del Cuore con altri chakra, terzo occhio o chakra ombelicale.

A livello fisico, il quarzo rosa lavora sul muscolo cardiaco favorendone l’irrorazione, mentre al contempo si prende cura anche degli organi sessuali e dell’apparato riproduttore, migliorando la fertilità.

Su di una mente iperattiva agisce come un calmante, allentando la pressione delle preoccupazioni e dei pensieri ricorrenti, permettendo di focalizzarsi su ciò che davvero conta per noi; nel renderci più attenti e consapevoli dei nostri bisogni, getta i semi di una compassione totale, nella capacità di riconoscere l’altro come parte di sé. Il quarzo rosa, infine, amplifica la sensibilità al fine di accrescere l’empatia: questo potrebbe far sì, nei soggetti tendenti all’identificazione con le emozioni e allo sradicamento, senza un lavoro parallelo sulla presenza, che la sensibilità venga esasperata e si traduca nell’incapacità di gestire le onde emotive.

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Lavorare con un cristallo porta ogni volta a esperienze e consapevolezze diverse dalla volta precedente, anche se il cristallo è sempre lo stesso. Questo accade perché l’energia viene smossa, le ferite vengono scoperte, per ogni tassello trasformato va a comporsi un nuovo puzzle e ciò che abbiamo osservato in noi le volte precedenti, nel frattempo, è mutato. Questo è più che mai vero con il quarzo rosa, data la sua intrinseca capacità di andare ad aprirci il Cuore, con tutto quello che ne consegue.

Agli inizi del mio percorso con i cristalli, il quarzo rosa mi risultava alquanto indifferente, perché lo sentivo come un cristallo “troppo semplice”: preferivo buttarmi su pietre-napalm, quelle che vanno a scoperchiare col botto i cassetti chiusi del nostro inconscio. O almeno, questo mi dicevo. Col tempo e la pratica – pratica cristallina, ma soprattutto sulla presenza a me stessa – ho imparato che giocavo con quelle pietre perché andavano a scoperchiare vasi il cui contenuto non era così doloroso o, comunque, comportava poi un qualche risvolto di gratificazione del Superego spirituale; il quarzo rosa, per contro, era quello che mi dava davvero delle serie tranvate (termine assolutamente tecnico), perché metteva a nudo ogni scudo, ogni chiusura e ogni vulnerabilità, ogni “colpa” mai perdonata, ogni situazione mai risolta.

Dopo aver lavorato per anni col quarzo rosa, ho messo a fuoco due grandi ferite che affondano le loro radici non solo nella mia forma – o vita, che dir si voglia – attuale, ma anche in vite parallele e memorie collettive, dove il dolore è direttamente collegato all’abbandono, al tradimento e all’ingiustizia; chiave di volta di ogni trasformazione mancata: il mancato perdono che, in termini energetici, è una mancata trasformazione.

Il quarzo rosa palesa dolori profondi e radicati in automatismi difensivi inconsapevoli, lasciandoci per un periodo nella nostra vulnerabilità, che è uno spazio da cui è possibile sì soffrire moltissimo, ma anche gioire profondamente, entrando nelle emozioni in modo totale, come fa un bambino. Una volta accettata ed accolta questa condizione di vulnerabilità, è possibile ripartire con una nuova consapevolezza: che le emozioni vanno e vengono, che sono come abiti che indossiamo e dismettiamo, che se decidiamo di non reprimerle, possiamo anche disidentificarci da esse e, semplicemente, fluire nella comprensione che il Cuore non è la sede dell’emotività, bensì dell’Intelligenza Divina.

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Da questa prospettiva, mi sono dunque relazionata di recente con alcuni cristalli di quarzo rosa dalle caratteristiche particolari: due pezzi grandi come il palmo della mia mano, uno di un rosa leggermente aranciato e uno di un rosa tendente al lilla, che sono stati a gran voce reclamati dalla pianta dei miei piedi e lì li ho posizionati, seduta in semi-loto con gli occhi chiusi. Immediatamente ho sentito una voce impersonale sussurrare “Path of Love” e un incredibile senso di leggerezza: via la stanchezza, via le tensioni dai piedi, che per me sono una parte in cui accumulo notevole stress. Riporto dal web una frase sul Path of Love, un percorso di meditazione alla riscoperta del proprio potenziale: “[…] il sentiero della devozione, della preghiera, dell’anelito verso il Divino e, al tempo stesso, del prendersi la totale responsabilità per la creazione della propria vita”, dove “Il nostro anelito è sia l’angoscia che brucia i veli della separazione tra la nostra anima e Dio, sia il filo che ci guida sempre più in profondità all’interno di noi stessi, là dove l’Amore sta aspettando”. E intuisco che il mio cammino è sostenuto dal Cuore e sento il desiderio di aprire gli occhi, perché so di avere un nuovo punto di vista.

Mentre mi rilasso in questa nuova dimensione, prendo il piccolo rosa dal tono deciso e denso, che posto al centro del cuore fisico mi dà immediato nutrimento; poi metto il grezzo dal color pesca immediatamente sotto e un’improvvisa sferzata di allegria mi porta a sorridere, mentre dal petto arriva una sensazione di leggerezza e profondità: vivere in leggerezza significa andare più in profondità nelle cose, nelle persone, nella vita stessa. Al posare il pezzo più lilla un poco più in alto del primo, si crea subito un ponte con il Terzo Occhio e arriva una forte apertura, insieme a un’ondata di commozione e Compassione. C’è un equilibrio, in questa disposizione, ma anche il desiderio di andare oltre e, dunque, posiziono il cluster (raro trovare del quarzo rosa in forma di cristalli) sul sesto chakra: un fiore di Loto aperto si proietta sulla mia visione interiore, carico della vulnerabilità che si trova nello stare a braccia aperte (e cuore scoperto) nell’attimo che precede l’abbraccio; abbracciare qualcuno è abbracciare la Fiducia, fiducia nel camminare col cuore davanti a tutto, laddove s’intuisce l’Uno.

E il messaggio finale è di trasform-azione: trasformare la vulnerabilità in fiducia, perché la fiducia è Forza.

In generale possiamo dire che il messaggio del quarzo è “Ama il prossimo tuo come Te stesso”: né più, né meno. Nell’equilibrio perfetto cui l’Universo, sempre, tende.

In lak’ech

Namastè

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foto-prem-tara-valentina-lanfranchi Prem Tara Valentina Lanfranchi

Cristalloterapeuta

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