La vera origine delle relazioni difficili

Hai mai vissuto relazioni difficili in famiglia o con il partner? Sai dove hanno origine queste difficoltà?

“Sto al mondo così come sono arrivato e nato”

Psicologi e terapisti come Ray Castellino e Dominique Degranges ritengono che la nostra nascita sia la ripetizione di gravidanza e procreazione. Queste esperienze hanno una forte influenza sul nostro modello di vita, sulle modalità di comunicare, di entrare in contatto con gli altri e di costruire relazioni.

Una continua ripetizione del nostro modello di nascita sta alla base e si manifesta nel modo in cui entriamo in relazione con noi stessi e con gli altri nelle diverse situazioni della vita.

“Le ferite che riceviamo dagli altri possiamo soltanto guarirle insieme con gli altri”

La vita è qualcosa che si svolge insieme fin dall’inizio. Già dal concepimento noi non siamo soli. E’ proprio in questa fase della nostra vita che cominciamo a ricevere influenze che creeranno impronte e modelli con cui gestiremo i nostri rapporti con gli altri.

Dopo anni di studi, oggi si è verificato che il bambino nell’utero è già sensibile agli stimoli a partire dal quinto mese di gravidanza, sente e percepisce tutto e non solo: esiste quella che possiamo definire l’Essere prenatale

C’è un Essere che si incarna e ognuno di noi mantiene tutte le memorie dei vissuti di questo Essere impressi nelle proprie cellule.

Una storia africana ce lo racconta così…

C’è una tribù in Africa, dove la data di nascita di un figlio non viene conteggiato da quando nasce, né da quando è concepito, ma dal giorno in cui il bambino era un pensiero nella mente di sua madre. E quando una donna decide che avrà un bambino, va fuori e si siede sotto un albero, da sola , e ascolta fino a quando può sentire il canto del bambino che vuole venire. E dopo aver sentito la canzone di questo bambino, lei torna da colui che sarà il padre del bambino, e la insegna a lui. E poi, quando fanno l’amore per concepire fisicamente il bambino, per un po’ di tempo cantano la canzone del bambino, come un modo per invitarlo.
E poi, quando la madre è incinta, insegna la canzone del bambino alle levatrici e alle vecchie donne del villaggio, in modo che quando il bambino è nato, le donne anziane e le persone intorno a lei cantino la canzone del bambino per accoglierlo. E poi, come il bambino cresce, agli altri abitanti del villaggio viene insegnata la canzone del bambino. Se il bambino cade, o si fa male al ginocchio, qualcuno lo raccoglie e gli canta il suo canto. O se il bambino fa qualcosa di meraviglioso, o partecipa ai riti della pubertà, allora come un modo per onorare questa persona, la gente del villaggio canta la sua canzone.
Nella tribù africana c’è un’altra occasione su cui gli abitanti del villaggio cantano al bambino. Se in qualsiasi momento durante la sua vita, la persona commette un crimine o un atto sociale aberrante, l’individuo è chiamato al centro del paese e le persone della comunità formano un cerchio intorno a lui o lei e poi gli cantano la sua canzone. La tribù riconosce che la correzione per un comportamento antisociale non è la punizione, ma è l’amore e il ricordo della propria identità. Quando si riconosce la propria canzone, sparisce la voglia o il bisogno di fare cose che possano ferire un altro.
E va così la loro vita. Nel matrimonio, le canzoni sono cantate, insieme. E infine, quando questo bambino è sdraiato sul letto, pronto a morire, tutti gli abitanti del villaggio conoscono il suo canto, e cantano, per l’ultima volta, il canto a quella persona

Attraverso il lavoro di terapia prenatale e della nascita teorizzato da Castellino, quando andiamo a guardare le nostre ferite riusciamo a trasformarle. E’ il momento in cui ci riavviciniamo a noi stessi, ci avviciniamo al nostro Essere che ha bisogno di Verità. In questo modo la nostra vita cambia all’istante perché riscriviamo nuove impronte, nuovi modelli di comportamento direttamente nel corpo e nelle nostre cellule.

Alessandra Barison

Fondatrice di inCrescita e

operatore in terapia prenatale e della nascita