Geografia sacra: il ritorno delle Masche
La storia nascosta nelle tradizioni
In Val di Susa e nel torinese esisteva fino a pochi decenni fa un’importante tradizione relativa alle streghe: le masche, come vengono chiamate qui.
Ancora oggi alcuni luoghi ne portano il nome “Pian d’le masche”, “Bàl d’le masche”, “Croce d’la brujera” (quest
’ultimo toponimo assai singolare, essendo Brujeria il termine spagnolo che significa “stregoneria”). A questo proposito vale la pena di accennare subito a un’altra curiosità davvero singolare: nel paese dove vivo (Rubiana, nome che significherebbe “terra rossa”) c’è un luogo particolare in cui secondo la tradizione popolare si radunavano le masche per i loro sabba: “Pian di Gurp” (gli anziani minacciavano i nipoti dicendo ad esempio: “Se non stai bravo ti lasciamo a Pian di Gurp”). Ebbene, ho scoperto trattarsi di un antico termine celto-ligure che sta per “luogo sopraelevato di terra rossa”. E un sito “gemello” si trova sui monti tra i paesi baschi e la Catalogna, vale a dire all’estremità ovest di quello che in antichità era un’unica regione linguistica e culturale: l’Occitania. E qui da noi, tra le terre rosse (ferrose) di Pian di Gurp, tra i monti misteriosi della Val di Susa (in cui da anni conduco ricerche di Geografia sacra, scoprendo file di menhir, siti megalitici, coppelle, croci incise, e soprattutto antiche mura di villaggio dei Liguri del neolitico e dei Celti dell’Età del Ferro) siamo all’estremità orientale della medesima antica regione…
Dove ci portano i luoghi delle masche
Nei laboratori di Ricerca sulle Masche e la tradizione antica, andiamo a esplorare gli antichi siti “delle masche” (in realtà, siti celto-liguri in cui la Chiesa non è riuscita a imporre il proprio potere, cercando però di “denigrarli” e sconsacrarli associandoli alle due cose che rappresentavano il male assoluto: le donne e il diavolo. Dunque siti in cui donne indemoniate, secondo la bigotta tradizione basso medievale e non solo, si sarebbero incontrate in notti prestabilite per celebrare riti orgiastici, danze macabre, sacrifici efferati. Niente di tutto questo: al contrario, i luoghi delle masche a mio modo di vedere sono gli ultimi depositari incontaminati della tradizione celto-ligure in cui ad esempio si venerava “la Dea”, gli unici siti di Geografia sacra in cui la Chiesa non è riuscita ad affondare il suo artiglio (sugli altri siti religiosi pagani ha invece eretto chiese, impossessandosi così del potere mistico che promanava dal suolo sacro).
Nei luoghi delle masche familiarizziamo col Genius loci, lo spirito del luogo, e in viaggi meditativi, guidati e vivificati dall’attivarsi degli archetipi celto-liguri, andiamo a connetterci con l’antica sapienza dei nostri antenati, cercando di disseppellire tesori di conoscenza perduti da secoli e millenni. Un viaggio dell’anima che oggi, in tempi di Risveglio del femminino sacro e delle antiche consapevolezze spirituali, più che mai, vale la pena di affrontare.