Conoscere i cristalli che ci permettono di conoscere noi stessi
Consigli per orientarsi in un (Per)corso di formAzione per conoscere i cristalli
“Va tutto bene, è tutto ok, io sto bene, ho i soliti problemi che hanno tutti, ma non ho nessun trauma irrisolto, adoro il mio lavoro, non odio i miei genitori, amo mio marito e i miei figli…hai una pietra per la gastrite? E una per dormire meglio? E una contro il mal di schiena?”…
Qualunque sia la disciplina alla quale decidiamo di accostarci, sentiamo parlare di livello o di formazione “di base” e, dunque, anche per quanto riguarda il mondo dei cristalli, quando utilizzati come coadiuvante nelle terapie di riequilibrio psicofisico ed emotivo, è comune una terminologia che identifichi delle pietre o dei set definiti appunto di base.
È dunque plausibile aspettarsi da un corso di cristalloterapia che il primo incontro – o serie d’incontri – tratti proprio di un gruppo di pietre considerate, per così dire, fondamentali, quantomeno nel senso etimologico del termine. Ma come si stabilisce se un cristallo rientri o meno in questa classificazione? Esistono, ovviamente, varie scuole di pensiero in merito ma quando mi sono trovata ad essere interrogata su questa questione in prima persona, la risposta mi è arrivata in modo molto spontaneo: per quanto mi riguarda, una pietra è di base quando la sua azione di riequilibrio e riallineamento va a lavorare sul primo strato di condizionamenti legati alle cinque ferite fondamentali, in primis portando alla luce della consapevolezza la presenza di schemi e automatismi da esse scaturiti e, di seguito, introducendo l’idea di responsabilità per cui ogni ombra nel mio cammino dipende solo ed esclusivamente da me che ne sono l’artefice involontario e posso diventarne il risolutore senziente.
“Non si può aiutare chi non vuole essere aiutato” e, men che meno, si può aiutare chi non ammette di essere in una situazione di disequilibrio; per questo è indispensabile, innanzitutto, esperire quel disequilibrio portandolo a galla, a livello sensoriale e fisico dove la mente non possa più ingannare se stessa dicendosi “Va tutto bene”.
E così ecco il primo gruppo di cristalli che io considero fondamentali ovvero di base: i quarzi. I quarzi sono ossido di silicio e, in quanto tali, hanno un’azione comune di rinnovamento delle cellule e sostegno del sistema immunitario, promovendo l’indipendenza e svincolando dalle dipendenze. Si mescolano poi a una varietà di elementi chimici ( ferro, manganese, sodio, potassio, titanio), che focalizzano la vibrazione su di un aspetto specifico e ne determinano anche il colore, portandoli ad essere di volta in volta compatibili con ciascuno dei chakra:
– il quarzo fumé e il quarzo con conclusioni di tormalina lavorano con il chakra della radice e con le tematiche ad esso legate;
– l’agata corniola e i diaspri agiscono in su Tobia con il secondo chakra, il chakra sessuale;
– il quarzo citrino è il cristallo del chakra ombelicale insieme all’ametrino, dove la Luce dorata dell’ispirazione viene incanalata e si materializza attraverso la creatività;
– l’avventurina si prende cura del serbatoio emozionale, il plesso solare, è della sua eco sul cuore;
– il quarzo rosa è re e custode del quarto chakra e, per questo, una pietra che ciascuno dovrebbe sempre portare con sé;
– l’agata dal pizzo blu e il calcedonio azzurro si occupano del quinto chakra, della libera espressione del Sé;
– l’ametista è il Maestro del Raggio Viola e del sesto chakra, il Terzo Occhio, attraverso il quale è possibile intuire la propria essenza divina;
– il cristallo di rocca o quarzo salino, infine, è la pietra del chakra della corona e la Luce bianca per eccellenza.
Grazie a questi cristalli è possibile sentire anche a livello fisico gli equilibri e i disequilibri in primo luogo del corpo fisico e degli altri corpi tra loro, permettendo così il riaffiorare di contrasti e dissonanze, memorie sepolte, energie ristagnanti e traumi lasciati irrisolti. E dopo aver mosso le acque ed essersi finalmente accorti dello strato di sedimento depositato sul fondo, è possibile scegliere in coscienza di passare al setaccio, dragare il fondale e ripulire fino a riprendere l’originale scintillio, anche con l’aiuto di altri cristalli.
Vi aspetto al prossimo cerchio cristallino!
In lak’ech
Namastè
Ubuntu
Prem Tara Valentina Lanfranchi
Cristalloterapeuta