Bioedilizia: si costruisce con lana, latte e olio di oliva
Il Sud ci regala grandi innovazioni e grandi idee, soprattutto legate alla Green Economy e al Riciclo di scarti, anche per la bioedilizia.
Abbiamo parlato recentemente del tessuto realizzato con scarti di agrumi, che una startup di due giovani siciliane ha realizzato vincendo numerosi premi e torniamo a parlare di una nuova rivoluzione tutta italiana: l’uso della lana per l’edilizia.
Questa volta l’invenzione arriva dalla Sardegna e parla di eccellenze, quelle stesse eccellenze che stanno onorando l’Italia in campo di innovazione e imprenditorialità, soprattutto femminile.
Lei si chiama Daniela Ducato e si definisce “una contadina dell’edilizia”.
L’idea rivoluzionaria parte dal concetto che nulla si butta e tutto può essere riutilizzato, perfino gli scarti della tosatura della lana, in particolare quella delle pecore da latte, poco adatta alla filatura che fino a pochi decenni fa ed oggi soppiantata, veniva utilizzata come imbottitura.
Inizia da una intuizione il nuovo lavoro che l’imprenditrice nuorese, insieme con agricoltori, ingegneri, ricercatori universitari e la stessa Coldiretti hanno portato avanti fino a realizzare un materiale naturale per la bioedilizia.
Eccellenze per la bioedilizia che nascono da scarti della produzione di pastorizia e agricoltura
“La lana prodotta dalle pecore da latte è poco adatta alla filatura. Fino a trent’anni fa era una fibra ambita perché resistente. Veniva usata per materassi, cuscini e tappeti. Poi sono arrivati i tessuti sintetici, il lattice, il memory foam. E così il prezzo è precipitato fino a pochi centesimi al chilo. Infine, nemmeno più quelli. Gli allevatori sardi sempre più spesso si sentivano ripetere la stessa frase dagli imprenditori: «O ti ritiro la lana gratis o te la tieni e la smaltisci a tue spese».
Uno scarto. Ecco cos’era la fibra che si ottiene dal vello delle pecore. Anzi, peggio: un costo per i contadini e un problema per l’ambiente. Eppure oggi quella lana è diventata la reginetta della bioedilizia. L’azienda di Daniela Ducato, la Edizero, grazie alla collaborazione con Coldiretti, ha iniziato a utilizzarla per produrre pannelli isolanti termo-acustici che ottimizzano l’efficienza energetica. Cernita, stagionatura, lavaggio, asciugatura: ogni passaggi è stato affinato con l’esperienza. Fino al prodotto finale, pronto per il mercato. «Oggi un pannello di polistirolo costa meno di quello di lana. Però è come vivere dentro una bottiglia di plastica. Le prestazioni del pannello 100% pura lana di pecora sono eccellenti, è il materiale con il più alto potere isolante rispetto alla densità. E si ottengono benefici anche a livello di purificazione dell’aria».
Ma non c’è solo la lana. Dalle scorie del latte Edizero ottiene collanti per le pareti. Dalla sottolavorazione dell’olio d’oliva crea un prodotto che va a fortificare la malta. Dai gusci di frutta secca produce additivi per i coloranti. Dalle vinacce ricava vernici ecologiche. Trasforma gli scarti delle arnie delle api in pitture per il legno. Con i residui dell’aceto balsamico di Modena plasma ceramiche per piatti. Con le bucce dei pomodori realizza resine vegetali per complementi di arredo. «Utilizziamo oltre cento scarti dell’agricoltura, ma non bisogna pensare che l’unico vantaggio dei nostri prodotti sia l’origine naturale ed ecologica. Ci sono anche la qualità e l’alta resa», spiega l’imprenditrice sarda a cui nel 2015 Sergio Mattarella conferì l’onorificenza di «Ufficiale ordine al merito della Repubblica italiana» in occasione della celebrazione della giornata internazionale della donna.
L’ultima sfida della Edizero (impianti nel Nuorese, 11 milioni di fatturato e 60 dipendenti) è la lana di mare, ricavata dalla posidonia spiaggiata. Laddove se ne depositano in eccesso sugli arenili, i comuni sono obbligati a smaltirle. E qui intervengono i visionari ingegneri della bioedilizia. «Dalla pianta marina, aggiungendo il 20% di lana di pecora, creiamo pannelli con la più alta inerzia termica del mondo», spiega l’imprenditrice. Un prodotto green che è in corsa per il «Compasso d’Oro», prestigioso premio per il design e l’architettura.
E non c’è solo l’edilizia. Un composto di lana di pecore da latte e fibre di sughero viene usato dalla Guardia costiera come assorbente del petrolio in mare. Questi cordoni dai 10 ai 60 centimetri di diametro, prodotti da Edilzero e testati dell’Università di Cagliari, sono utili sia in caso di sversamenti di oli in acqua, ma anche come contenimento nei porti dove ci sono piccole perdite fisiologiche di carburante.”
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Fonte: La Stampa
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